domenica 13 novembre 2011

Natale 2011


Davanti al bambino di Betlemme 
Alla scuola del piccolo MAESTRO
La prima cattedra di Gesù é il Presepio, dove silenzio ci insegna umiltà, povertà e pazienza .

Carissimi, 
tanti Auguri Natalizi a voi e alle vostre famiglie !
Nella stalla di Betlemme ci é offerto il segno che ci fa rispondere lieti: si, infatti questo bambino - il Figlio unigenito di Dio - é posto come segno di garanzia che, nella storia del mondo, l’ultima parola spetta a Dio, a Lui che é la verità e l’amore.. Questo é il senso vero del Natale, é il ” giorno” in cui nasce la luce invitta, una luce che non morirà, ma tiene già nelle sue mani la vittoria finale !


“ Il Verbo si fa carne”
Ecco con l’Avvento si è aperto un tempo di grazia che fa memoria della venuta di Dio fra noi. Viene colui che ha creato il mondo, che orienta la storia, che ha cura di noi fino al punto più alto: diventare uomo. La vita umana che é cosa buona, perché uscita dalle mani del Creatore, diventa eccellente, peché Dio l’ha assunta e l’ha completata.

La nascita di Cristo, é l’avvenimento che divide in due la storia umana, é il fatto sconvolgente di Dio che si fa uomo ed entra nell’umanità con la forza dell’infinito e dell’eterno e con umiltà e la debolezza di un bambino; é l’incontro avvenuto e reso perenne di Dio con l’uomo. Natale. É l’opposto del ricordo sbiadito di un fatto lontano nel tempo. Natale é Dio che diventa cittadino di Israele per essere cittadino del mondo, é un uomo storico figlio del suo tempo, della sua civiltà, della sua cultura , che é anche Dio per tutti i tempi, tutte le civiltà e tutte le culture .
Natale é l’annuncio e la realtà del grande mistero dell’Incarnazione che scuote l’equilibrio dell’uomo mettendo nelle sue radici la realtà di Dio, la sua grazia, la sua azione di slvezza. Nascendo egli si mette tutto nelle nostre mani, si rende disponibile a noi che abbiamo bisogno di Lui, Pane Santo di vita eterna, per poter camminare nella nostra quotidiana esistenza.

“Per la nostra salvezza “

Gesù nasce. Dio compie il suo passo decisivo verso noi. Ora spetterà a ciascuno accogliere il SALVATORE. La risposta dei pastori all’annuncio degli angeli diviene infatti esemplare delle nostre risposte.
La nascita di Gesù nella povertà e nella precarietà é sfida aperta a cercarLo nelle cose semplici ed é ad un tempo richiamo contro la nostra ricerca di comodità, di certezze. Solo chi é disposto a cercare Gesù nella via stretta del Vangelo e nella debolzza e nella sobrietà di vita, lo troverà “ E’ Lui la nostra salvezza”.. Noi cristiani, testimoni.
Carissimi, Bambino nato per noi, perché diventi più bella la nostra vita!
E perché diventi più bella la vita degli ex detenuti minori, con pazienza, é uscito il Centro: CAFAJ a SOUKPEN (Centre d’Accueil et de Formation des Jeunes) attraverso azioni di sviluppo in generale per il villaggio e sopratutto per offrire una alternativa credibile di rieducazione, di formazione e di reinserzione dei giovani descolarizzati dai 15 ai 22 anni, senza distinzione di religione, portando una attenzione particolare sui minori usciti dalle prigioni.
I giovani sono formati in tecniche agricole ed allevamenti; la trasformazione dei prodotti agricoli; la commercializzazione degli stessi prodotti; l’artigianato ( muratori, falegnameria, meccanica ed altri mestieri rurali ); gestione, educazione alla socializzazione..

La formazione al Centro CAFAJ - Soukpen dura tre anni.
Primo anno : Tronco comune l’allievo elabora il suo progetto di orientazionre professinale con l’aiuto di animatori.
Secondo anno: il giovane fa la scelta su uno dei mestieri proposti dal Progetto.
Terzo anno Affermazione e Perfezzionamento .

E’ prevvisto un quarto anno per quei giovani che durante i tre anni si sono fatti rimarcare per il loro comportamento indisciplinato! Cioé che non hanno ancora le qualità e le condizioni richieste per il loro inserimento nella società.
Progetto iniziato nell’ottobre 2010, oggi si presenta con una abitazione bella e grande per i ragazzi con: salone, sala da pranzo, 6 camere da letto ( a sei letti); due studi o sale corsi ; una saletta per incontri personali Animatori – allievi che funge anche da piccola Cappella. La preghiera comune giornaliera, é richiesta, un atto di approcio delle varie etnie che si raccolgono al centro. Un aiuto alla vita comunitaria di famiglia. Piccolo appartamento per l’Animatore responsabile del Progetto.
L’effettivo oggi é di 13 giovani; quattro Animatori tra i quali due volontari Italiani.
Vicino l’abitazione, un pozzo di acqua potabile; l’ambiente per la cucina e dietro: docce e WC. Nonché un vasto campo per lo sporto Fut et tennis.
Come completamento un po’ di tutto si sta aspettando l’arrivo di un ricco e prezioso container, con sbarco a Douala l’11 novembre. L’engar o atelier é quasi pronto, ospiterà il bel trattore Lomborghini, il frangizolle. e l’erpice. Materiale vario per la casa ed abbigliamento ragazzi.
Cominciamo a realizzare il “ Prgetto di Sviluppo Agricolo”. Tutti contenti ragazzi in affido ed abitanti di Soukpen che già stanno usurfuendo la Scuoletta Elementare per i loro bambini. Scuola mai esistita fino ad ora!
L’alfabetizzazione dei giovani ( ragazzi e ragazze del villaggio) é pure urgente. Il Signore comunque che é sempre provvdenza, col Natale 2011 “ La Volontaria Gigia Farina, arriva ! Una Animatrice socio-sanitaria con esperienza in Cameroun, era con noi negli anni ’80 !
La sottoscritta, é rivenuta a Bafoussam, zoppicando ancora un po’, ha ripreso la Responsabilità del Centro Sanitario Baleng e Laboratorio analisi mediche. Il Centro Cure Palliative accompagnata da una Volontaria dell’Organismo Fidesco specializzata in rianimazione e Cure Palliative .
Ho ripreso le visite nelle prigioni con la viva intenzione di ottenere dalle Autorità competenti, l’autorizzazione di Aprire un Centro di Accoglienza in alternativa delle prigioni per giovani e bambini arrestati per reati minimi. Vedo già realizzato il mio ultimo sogno “ Non più bamnbini in prigione!”   
Bimbi o giovani indirizzati a noi dai Comissari della Provincia.
Sono in corso le pratiche per una convenzione tra il Presidente della Corte d’Appello al Tribunale di Bafoussam e l’Opera socio-caritativa Diocesana di Soukpen .
La mia fiducia é grande; come ebbi compassione alla mia prima visita alle Prigioni Centrali di Bafoussam nel 1996; oggi la mia sensibilità e senso caritativo nata dal Vangelo al detto di Gesù alla massa che lo seguiva: “ Lasciate che i fanciulli vengano a me e.. guai a chi scandalizzerà questi piccoli “. A mio avviso, questi bambini che vengono così facilmente imprigionati, sono messi in condizione solo e solamente, di essere scandalizzati dagli adulti; si, la situazione delle prigioni é tale che tutto li dentro é condiviso, i servizi ospitali non sono divisi, é tutto un miscuglio. Se nessuno interviene, noi tutti siamo responsabili della loro coscienza sporcata con la quale dovranno adeguarsi e viverci.
Come cristiana, io ne sarei la prima responsabile se non intervenissi. Dunque per me un problema di coscienza. Si, un nuovo Centro a Soukpen che prevedo abbastanza spazioso certa che poi anche bambini di strada si uniranno numerosi. Col Centro un certo tipo di volontari locali e stranieri per accompagnarli ed educarli. Come ad esempio: Psicoterapeutici; Psiclogi; Assistenti Sociali. Cerchiamo gente sopratutto motivata al recupero di chi ha dovuto a tantoni e da solo afrontare la vita nella società; sopratutto bmbini trascurati dalle loro famiglie, già bambini di strada .

Il Bambino Gesu sono certa che ci verrà incontro, tutto sta nella nostra solidarietà e compassione per gli innocenti che dovranno affrontare il loro avvenire con basi già deboli in partenza !

Carissimi, davanti al bambino di Betlemme, pensate ai bambini e giovani di SOUKPEN

Grazie  a tutti voi che ci volete bene e BUON NATALE!          Maria




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mercoledì 6 luglio 2011

Tutto concorre al bene...

“ Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio “ (Rom. 8,28)


Carissimi fratelli e sorelle in Cristo che mi leggete,

non mi fermo a fare una cronologia degli otto mesi passati in Italia , vorrei dirvi che vivo il Signore molto vicino a me . Mi ha chiesto cose più grandi di me , ma non mi sono persa pur di aver dovuto passare per sofferenze fisiche e.. qualche paura. Lui, Gesù, era con me e io ho sempre trovato conforto e pace.

9 Dicembre 2010, Dio mi chiama a nuova vita !

Una caduta a sorpresa in casa a Bafoussam, giorno in cui preparavo il necessario per poter dare una ospitalità adeguata ai due volontari, scelti e chiamati per una mano lì dove ce ne sarebbe stato più bisogno. Prevedo già fin dal settembre di dovermi far aiutare o almeno di poter dividere impegni ed in particolare quelli presi per l’accoglienza e l’accompagnamento dei nostri ragazzi che stiamo inserendo nel Progetto : Centro di Accoglienza e Formazione Agricola dei Giovani (CAFAJ), gli ex detenuti minori, già miei figli fin dal giugno 2010.

Una scossa tremenda che mi immobilizza in ogni mio desiderio o preoccupazione del momento, mi sento frastornata, tagliata fuori dalla mia vita ordinaria Ho male.., non ho paura..

Tutto cambia in me e per me. Mi do da fare per lasciare in ordine e per scritto i miei desideri d’avanzamento. Il telefono prende appuntamenti per ogni attività. In particolare il mio socio, al quale affido l’avanzamento e la guida del progetto di Soukpen, il villaggio dove sorge il CAFAJ.

Abbraccio questa inaspettata novità, Dio è con me; lo Spirito mi rende serena nel tranquillizzare tutti i miei figli o collaboratori: da quelli del Centro Baleng, dove sorge il dispensario e il laboratorio di analisi mediche ; la signora con l’equipe che cura l’alimentazione giornaliera dei detenuti più bisognosi all’interno del carcere di Bafoussam. Ciò che sento è che debbo partire e le analisi mi dicono di non tardare, le notti dolorose pure! Moralmente non mi sento sola. La Verità di Cristo mi conduce nei miei pensieri e nelle mie disposizioni.

Dal 09 al 27 giorno della mia partenza , mi si da di vivere pure una rivolta da parte di cinque dei nostri cari ragazzi già iniziati a Soukpen Dopo averli incontrati uno ad uno con abbracci , auguri per il santo Natale , un regalino,ed un arrivederci ,; la scissione avviene durante una riunione con il nostro caro Guy : “ Non siamo d’accordo col vostro programma e regolamento , lavoriamo, vogliamo essere pagati … Il loro contratto , lo sanno presenta ben altre disposizioni con assicurazione di formazione ed un avvenire dignitoso per tutti. .. La notizia , mi rattrista un po’, vedo che questi non hanno capito il ben fondato progetto a loro favore. Li lasciamo liberi con la speranza di un loro pentimento, ma purtroppo nessuno di loro è rivenuto.. Dove potranno essere ? Certamente ancora sulla Strada

Dopo le vacanze ,  di Natale, una settimana, gli otto rimasti , ritornano a Soukpen , dove stanno costruendo i mattoni per la realizzazione della loro abitazione . Un lavoro duro , ma che hanno  portato avanti fino alla pittura ed in armonia con spirito comunitario ; ben integrati, si vogliono bene ..Oltre le stanze da letto una grande aula per la formazione Oggi vi debbo dire che l’abitazione , una bella e grande casa , è giunta al termine. Già abitata dalla comunità di 12, si poiché il ostro caro Guy ha accolto ancora quattro giovani ragazzi poveri della città.
Sia loro che il socio Guy , mi hanno sempre tenuta al corrente degli avvenimenti ed avanzamenti . Grazie al computer . Un filmino che racchiude un po’ tutto , mi è pure stato inviato .

Nel periodo di mia assenza la comunità ha realizzato parecchio : iniziato cinque allevamenti : polli, mucche, caprette, maiali , e cani da addestrare alla guardia e vendere i recinti tutti realizzati coi mezzi di bordo . Basti pensare che il pollaio potrà allevare sui mille polli. Inoltre suddividendosi gli appezzamenti di terreno fertile , i ragazzi stanno coltivando il loro orto a favorire una quasi autosufficienza alimentare .Sette ettari di terra seminati a mais , fagioli ed arachidi.

Debbo veramente ringraziare questi giovani che con volontà condividono , come loro stessi mi dicono : “ tra gioie e molto lavoro siamo contenti “

Tutto ciò mi da coraggio in questa lunga attesa.

Dal 27 dicembre quanti imprevisti!per me ad allungare la mia permanenza all’ospedale..

In questo spirito entro nel periodo quaresimale. Il viaggio del Calvario in compagnia di Gesù, le tappe salienti mi accompagneranno e saprò offrirle per la Chiesa dei miei amici africani, per la Chiesa Italiana, per i Sacerdoti.

Partecipo alla liturgia, ma in un modo molto particolare, in ascolto dello Spirito, lo seguo e mi sento nella verità. Mi accorgo che vivo la Quaresima ma più che parteciparla in preghiera, nella meditazione o nella lettura della Parola mi faccio condurre dagli avvenimenti, cerco di viverli in profondità come Annuncio.

Nel distacco completo da me stessa, navigo negli imprevisti e mi lascio condurre... dai miei di casa, dagli amici di Rimini; dai miei figli italiani che sono fieri della mia scelta a restare qui in Italia con loro come, per quanto tempo? Non lo so, vivo ; vivo molto intimamente con me stessa, proprio quella che un giorno si mise a completa disposizione dei più soli, dei più dimenticati dalla società. Dare attorno a me un briciolo di speranza e di dignità, il sentimento della presenza di Dio in ciascuno di noi, accorderà lì il mio impegno.

Comunque Lui continua a dirmi: “Maria dammi anime, le anime dei poveri bambini di strada, dei minori detenuti lì alle Prigioni centrali di Bafoussam. Togli dalle mani di incoscienti … si stanno rovinando ... risollevati, prendi il passo di una gazzella e vai, va tu... Ritorna a far visite regolari alle prigioni, ai minori. Torna con persone competenti ad accompagnare i tuoi ragazzi... Quanto fa male vedere questi bambini insudiciati dal peccato. Anelo alla purezza del loro amore. Se solo rispondessi alla Mia chiamata e conducessi a Me queste anime strappandole dalle grinte del maligno! Mai più bambini in prigione … Se solo sapessi quanti piccoli cadono nel peccato ogni giorno! Ci sono tante congregazioni a Bafoussam con tante giovani suore che si prendono cura di  persone ricche, capaci, ma per i Miei più poveri, non c’è assolutamente nessuno. Sono loro che desidero, sono loro che amo... Maria non rifiutare...”.


Questo è ciò che è avvenuto tra Lui e me in questo periodo di intensa vita con Lui. Ora è tutto chiaro davanti ai miei occhi. L’importante è che il Signore sia sempre nel mio cuore . “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

“Maria la Vergine Santa medita nel suo cuore , gli eventi in cui coinvolta insieme a Gesù cercando di penetrare il mistero che sta vivendo”.

Si, Lui ha chiesto cose più grandi di me, non mi sono persa pur di aver dovuto passare per sofferenze fisiche e qualche paura, ma Lui, Gesù, era con me. Da Lui nell’Eucarestia ho sempre trovato conforto e pace. Abbandonata alla Sua volontà, ciò che avrebbe potuto essere stato una eternità. No! Otto mesi sono volati, ho vissuto un periodo ricco e anche bello nell’abbandono alla Sua volontà giorno per giorno. Ora che ci penso: un bel sogno... Mi sono riposata; ho rivisto la mia vita... Il fallimento, è fuori discussione ; che io abbia avuto da soffrire incomprensioni, critiche, giudizi, mi sono sempre preparata... è Sua volontà, gliela offro. Non mi sono mai scoraggiata.

Si, mi sono messa in progetti più grandi di me. Prego e mi lascio guidare. Ecco lo Spirito Santo mi invita ed aiuta a chiedere aiuto, mi rivolgo a vari organismi impegnati nel recupero di ragazzi: San Patrigniano, Don Ciotti di Torino ; la Comunità Giovanni XXIII.

Sento innanzi tutto che debbo dare la possibilità ai miei soci locali e agli animatori per entrare, ascoltare, recuperare i miei ragazzi ex detenuti. E mentre penso al loro recupero, penso pure a un’alternativa alle prigioni. Un Centro di accoglienza riconosciuto dalle autorità civili. Un Centro di accoglienza e di formazione. Un’utopia ? No, Lui mi sostiene.

Trovo appoggio ( ascolto per ora) dalla Comunità Giovanni XXIII. Ci stiamo organizzando per un loro soggiorno con me in Cameroun. Ecco la mia chiamata!

Scopro che divengo messaggio con la mia testimonianza di vita: donna di fede, persona di Dio. Vivo la gioia ( Gesù)di Dio e vado... L’Eucarestia, a partire dall’intimità, L’Eucarestia che diventa per noi scuola, per passare dall’isolamento alla condivisione; dall’esclusione alla convivialità. L’Eucarestia ci educa all’accoglienza;.” Se io il Signore ho lavato... (Gv 13,1)

Affinché tali esercizi di carità possa essere al di sopra di ogni sospetto e manifestarsi tale, si dovrà considerare nel prossimo l’immagine di Dio secondo cui è stata creata e Cristo Signore al quale veramente è donato quanto si dà al bisognoso..

Il bambino ha diritto alla famiglia . L’accoglienza non carità , ma giustizia

L’Eucarestia non è fatta per mandarci in estasi ma per metterci in crisi Meditiamo con Gesù eucaristico in noi, gli eventi della nostra vita quotidiana.

Prepariamo questa nuova Evangelizzazione a partire dalla nostra vita in Cristo, Eucarestia per essere testimoni veri e credibili.

Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo!” Imparate da me che sono mite ed umile di cuore “( Gesù )

“Uomini provati, venite a me tutti “”

Dove vado? Perché vivo? Da dove vengo? Quale la mia meta?

Rispetto, non violenza, ricerca della verità.

L’annuncio del Cristo è il primo gesto per lo sviluppo, per la verità

Portare il Cristo ai nostri giovani del ( CAFAJ)C entro di Accoglienza e Formazione Agricola dei giovani .

O, Gesù Buon Pastore, tu riunisci in un solo corpo quanti si nutrono di uno stesso pane, sostieni i credenti, le donne, gli uomini di buona volontà nell’assicurare nella comunità ecclesiale la libertà, la concordia e la pace.



Maria


domenica 6 marzo 2011

PASQUA 2011

San Biagio 05 marzo 2011 -   Foto in slide  - Pag.Web di Maria

“Signore, ti preghiamo di far spazio in noi per la Tua Parola”

Carissimi amici e familiari,

per qualcuno sarà una sorpresa questa mia lettera dall’Italia ! Niente di grave, la volontà di Dio, come sempre, si manifesta e non ho che da viverla nella pace. È proprio li che mi sta tenendo per ben cinque mesi qui con voi; Lui è sempre saggio e Provvidenza. Al momento in cui vi scrivo, mi sto preparando all’intervento chirurgico per l’applicazione di una protesi al mio ginocchio destro. Se ancora è sua volontà e se Lui mi permetterà di camminare di nuovo normalmente, il 27 maggio p.v. raggiungerò di nuovo i miei ragazzi, soci e collaboratori in Camerun.
Sono mesi di riposo e di silenzio che mi aiutano a ridimensionare (sempre in contatto col mio caro socio Guy che mi sostituisce a Soukpen) l’ultimo nostro tentativo di progetto chiamato “ Recupero degli ex detenuti minori”. Nonostante le loro rivolte e incomprensioni scoppiate nei primi giorni di dicembre, il Signore mi ha dato la grazie di analizzarle e ponderarle bene, pur facendomi rientrare in Italia d’urgenza per la frattura di tre vertebre dorsali. Niente di grave, sto sempre bene, la mia fiducia è nella verità della Sua volontà. Per questo sono serena e vivo nella gioia , sempre circondata dai miei amici.
Ormai è il 5 marzo, giorno del mio compleanno, finalmente festeggiato a casa e.. proprio mentre i miei stanno preparando altri quattro anniversari in famiglia nei primi giorni del marzo. Così ora io sento di potermi ritirare nel silenzio e nella preghiera per potervi inviare la consueta lettera circolare per la Pasqua. Ve la mando in pieno periodo di Quaresima : tempo propizio per scegliere dei momenti da passare a tu per tu con il Signore. Il mio invito a tutti è di leggere la Parola di Dio. È lì la Luce che ci illumina e che ci porta verso la Verità. Per i meno pazienti consiglio di leggere subito il libro di Salmi, un contino colloquio del Padre coi suoi figli. Impariamo non solo a leggere le sante Parole , ma ad assimilarle.
Ci fanno sentire che con Gesù, dobbiamo anche noi salire al calvario ( nostra conversione.. ) e ci conduca verso la giustizia e la pace . Perché anche noi ci doniamo ai nostri fratelli. Ci porta pure all’incontro ed all’ascolto, due parole che ci sembrano un po’ dimenticate. Si, accogliere ed ascoltare tutti che il Signore ci dia di incontrare , anche i fratelli immigrati che con affluenza si rifugiano da noi ! Signore, donaci lo Spirito di carità che ci porti alla concordia . Con Lui, in Lui non c’è più disperazione.
“ Signore , ti prego di far spazio in noi per la Tua Parola” I Salmi che ci portano a cercare Dio ed ad abbandonarci a Lui in ogni situazione della nostra vita: nella felicità e nella tristezza, nella salute e nella malattia, nella vittoria e nella sconfitta, nella supplica e nel ringraziamento, nel pianto e nella lode, nella paura e nella speranza. La bellezza dei Salmi ci dona tranquillità all’anima . Il salmo concilia e riconcilia. Da nessun’altra parte io ho trovato parole più forti di quelle dei Salmi. Tutta una poesia che dà forza e infonde speranza a lavarsi il cuore con le proprie lacrime .
“Se avete bisogno di ottenere una grazia entrate nella Bibbia, direte prima un atto di dolore poi un caldo bacio alla Parola: otterrete dal Signore quello di cui avete bisogno, luce e fede per la mente, forza e generosità per la volontà, pietà e calore per il cuore”. ( Beato Giacomo Alberione).
La Quaresima è il tempo per rientrare in noi stessi, con l’ascolto della Parola. Costruiamo insieme una comunità di persone libere che vorrebbero far riscoprire alla Chiesa e al cristianesimo la sua vocazione universale; noi cristiani autentici che chiediamo in questa Quaresima “ Luce sulla volontà di Dio“.
Quale identità dell’Europa e dell’Italia oggi? Si nota qui in Italia chiaramente la debolezza del cristianesimo. Carissimi, occorre ridare volto a un cristianesimo forte, dobbiamo evitare che il suo indebolimento finisca per indebolire e far tramontare l’Occidente. Sì, riscoprire e riaffermare l’identità cristiana! Oggi si vive l’era dei nuovi atei devoti. Certo non saranno questi un grande aiuto per il cristianesimo. Questi nuovi atei devoti sono uno stimolo forte alla riflessione. Saranno un aiuto per il cristianesimo?
A noi, carissimi amici miei, di far riscoprire alla Chiesa e al cristianesimo la sua vocazione universale. Noi, non ancora perseguitati da certi fondamentalismi che ammorbano il mondo. Noi cristiani autentici che chiediamo luce nella Volontà di Dio! A noi forse sarebbe necessario un nuovo Paolo di Tarso... Impegniamoci a dare testimonianza e a rientrare pienamente nella vocazione universale della Chiesa.
Carissimi, il mio soggiorno di quattro mesi nel silenzio, di vita in mezzo a voi (Occidente...). Il Signore mi ha dato di far luce, o meglio di rientrare nella mia civiltà europea. A voi le mie riflessioni guidate dallo Spirito Santo. Riflessioni, constatazioni che mi richiamano alla preghiera; certo non ho niente da proporre se non di sentire in me l’esigenza di rinsaldare la coesione della nostra comunità, con un richiamo ai valori tradizionali e restituire alla Chiesa la sua centralità con l’aiuto della nostra conversione.
Quale superiorità ha il nostro mondo occidentale? Nel mio piccolo noto insicurezze, paure che sorgono da tutto ciò che è nuovo, paura dell’altro, il diverso... Carissimi entriamo nella verità che ci solidifica e propone speranza. Ricerchiamola in particolare durante questo periodo della Quaresima. Arriveremo poi a risorgere col Cristo e.. solo tre giorni dopo la morte! Vale la pena vivere illuminati dalla Parola la nostra libertà interiore, guidata dallo Spirito verso la volontà di Dio per noi e per l’Occidente.
Tralascio il mio e vostro Sud del mondo nella mani di Dio, anche esso responsabile nel far ricorso alla Parola per vivere il Cristo e la gioia di vivere! I nostri amici africani che continuano sempre a cantare e danzare la vita! Accogliamo il Regno di Dio nella maniera di un bambino; sì, per la sua umiltà di bene e dolcezza di comportamento. Gesù Cristo la porta per entrare nel Regno, si è fatto piccolo e ci invita in questa Quaresima a familiarizzarci con la Sua Parola che ci darà la saggezza di Dio, ripeto, in un mondo dove si vive la paura del nuovo, dell’altro, del diverso. Sì, l’uomo di oggi ha sete di un chiaro orientamento. Chiediamo un aiuto nel desiderio dell’uomo di vivere. La Chiesa in questo periodo propone vari strade. A me per voi, il Signore ispira di rivolgerci alla Parola di Dio, la strada giusta.
Ora a noi: mi affretto nel mettervi al corrente di come Dio è sempre saggio e Provvidenza. L’ultimo nostro progetto in atto “ Recupero degli ex detenuti minori “. Nostro compito è di portare questi ragazzi ad essere artefici della propria vita e del loro futuro. Dentro hanno una bellezza da scoprire , da rispettare e valorizzare. A noi discoprire le ricchezze dei loro valori. Un grande dono affidatoci da Dio, dono sacro da rispettare e da custodire. Ecco che il Signore mi chiama nel riposo e nel silenzio; il mio cuore, la mia fantasia naviga lontano là in mezzo ai miei figli. Maria, cosa puoi fare ? Hai risposto “sì” al volere di Dio e forse poco ponderato il meglio per loro. Si rivoltano , una buona parte vi sta lasciando per ritornare sulla strada
Ecco che a nome Suo, sto cercando qui in Italia persone competenti, preparate ed esperte nell’incontro e ascolto. Mi sto rivolgendo a vari entri di recupero: Don Ciotti del Gruppo Abele di Torino; San Patrignano, in Romagna ma per il momento sto ottenendo una risposta di disponibilità solo presso la Comunità Giovanni XXIII e tramite la mia cara amica e sorella di lontana data Mara Rossi, che attualmente si trova a Ginevra e dove interviene all’ONU per la difesa dei poveri degli ultimi.
Mara mi ha messo in contatto con una coppia di psicoterapeuti di Catania, i coniugi Camilleri, che sono disponibili a fare un’esperienza in Camerun: un periodo di quattro settimane per iniziare i nostri Soci ed Animatori già attivi nel progetto. È un grande aiuto questo per noi. Saper dare a questi ragazzi, fiducia, affetto, amore ed inculcare loro un senso per la loro vita... Sono loro i protagonisti del loro futuro.
Due anni fa dissi “sì” al Signore, abbiamo adoperato tutte le nostre forze. Ora siamo a Soukpen con 8 dei ragazzi rimasti fedeli al progetto e stiamo ultimando la loro grande abitazione, dopo aver costruito il pozzo dell’acqua potabile. Stiamo, inoltre, inviando un container un container, che cercherò di completare e farne ottenere l’ autorizzazione per sbarcarlo a Douala. Sarò io stessa a riceverlo, al mio ritorno, e a farlo proseguire poi per Bafoussam, la città dove vivo. Un container che stiamo “riempiendo” qua in famiglia, con fratelli e nipoti che si stanno adoperando per mandare giù un trattore, alcuni aratri e altri attrezzi agricoli. Il nostro progetto di sviluppo agricolo continuerà poi un gemellaggio con la famiglia Negretto e come sponsor l’Associazione ONLUS “Maria Negretto” di Rimini.
I miei progetti corrono veloci , ma più lentamente vanno gli ortopedici di Riccione che continuano a rimandare il mio intervento al ginocchio destro. E’ essenziale per me ritornare dai miei con la possibilità di deambulare bene. Il sogno, che coltivo nel mio cuore, è quello di recuperare altri detenuti minori, accorciando il loro “soggiorno” in carcere fra miserie e fame.
Insieme invochiamo lo Spirito santo che procede dal Padre e dal Figlio: Tu sei in noi, parli in noi, preghi in noi, operi in noi. Ti preghiamo di fare spazio alle Tue parole, alla Tua preghiera, alla Tua intelligenza in noi perché possiamo conoscere il mistero della volontà di Do nella storia. Che sappiamo operare in maniera degna del Signore .
A tutti un abbraccio fraterno e BUONA PASQUA !


Maria e collaboratori Camerunesi .

domenica 2 gennaio 2011

Servire Dio negli ultimi

Servire Dio negli ultimi

Intervista a Maria Negretto

di Stefano Stimamiglio

In quarant’anni di presenza attiva nella zona di Bafoussam, in Camerun, ha impegnato se stessa nell’affrontare ogni tipo di bisogni e urgenze. Radio Speranza, un progetto strategico di formazione della gente.
«Bonsoir, ma soeur», «Bonsoir, mon fils». Aeroporto di Douala, Camerun, ore 20 locali. L’aria è umidissima, quasi manca il respiro a chi scende dall’aereo in arrivo da un’Europa ormai avviata verso i freddi autunnali. L’abbraccio con Maria è veloce e sbrigativo nella confusione da mercato che regna nella hall. Kader, che si è intrufolato fin lì chissà come, si impossessa manu militari del trolley stracarico di valigie pesanti come macigni e lo spinge con tutta la forza verso l’uscita facendosi spazio a parolacce. Sa che alla fine lo attenderà la meritata mancia. La mano ossuta di Maria si posa dolcemente su quella minuta e nerissima del bambino, quasi ad aiutarlo nello sforzo disumano. O forse solo per trasmettergli per un istante tutta la tenerezza di quella mamma che il piccolo, con ogni probabilità, non ha mai visto. Kader, mi dirà più tardi Maria, è un bambino di strada.
Quel rapido e all’apparenza insignificante gesto mi svela subito il cuore di questa donna interamente consacrata a Dio e ai poveri, da 42 anni in Camerun a servire Dio negli ultimi. Essere missionari al femminile in Africa può assumere anche la sua figura esile, minuta. Maria Negretto, 73 anni di età per 41 chili di peso, fisico segnato da decenni di lotta contro la lebbra, la tubercolosi, l’Aids, la povertà materiale e morale delle popolazioni del Camerun, combatte oggi probabilmente l’ultima grande battaglia della sua vita di missione: liberare e riscattare socialmente i minori ex carcerati della prigione statale di Bafoussam, la terza città del Camerun, dove lei vive.


Quella di Maria è una storia tutta segnata dalla ricerca di Dio

Ravennate di origine, ancora giovane inizia il cammino di formazione con le Figlie di San Paolo. Uscita dalla congregazione d o p o pochi anni, la ragazza si impianta a Rimini, dove consegue il diploma da infermiera. Siamo alla fine degli anni ’60, la Chiesa è in fermento, la decolonizzazione avanza e le ansie per una giustizia reale tra i popoli infervorano anche il suo giovane cuore. Decide, dopo aver ben ponderato la cosa e lottato non poco con i superiori (nel frattempo si è consacrata in un’altra istituzione della Famiglia Paolina, l’Istituto Maria Santissima Annunziata), di partire per la missione con un progetto della cooperazione contro la lebbra gestito dai Tecnici volontari cristiani. «La lebbra per gli africani è una maledizione», dice con quel suo tipico tono di voce basso, quasi a schermirsi. Già, la lebbra.

L’artrosi al ginocchio che la costringe da mesi a muoversi con il bastone è proprio il lascito doloroso di quei primi 20 anni di missione passati a chinarsi a terra sui lebbrosi nel Noun, un vasto territorio a maggioranza musulmana situato nella regione dell’Ouest (l’Ovest) del Camerun. L’inizio è quasi casuale: «Un padre dehoniano, confessando alcune persone in un villaggio, aveva sentito un odore nauseabondo di carne in putrefazione. Parlandone insieme, abbiamo capito che nei villaggi nascondevano i malati di lebbra per vergogna». Così, qualche mese dopo il suo arrivo in Camerun, parte per villaggi alla "caccia" di lebbrosi. «Dopo un lungo lavoro di convincimento dei capi villaggio abbiamo, con gli altri volontari, ottenuto il permesso di recarci presso i malati. Quando tutti hanno visto che avevamo i mezzi per curarla, hanno cominciato a confidarsi. Abbiamo così scoperto che c’erano molti altri lebbrosi segregati nelle casette costruite fuori dai villaggi per il lavoro nelle piantagioni. Molti di loro erano soli, abbandonati, magari sotto gli alberi del caffè, con solo un barattolino con acqua sporca da versare sulla piaga, spesso enorme e piena di vermi". Un lavoro durissimo, di accoglienza innanzitutto. È mettendo le sue mani in quella carne piagata che Maria ha capito che il fumare poteva aiutarla un po’ a sopportare quell’odore nauseabondo.
"In 20 anni abbiamo debellato la lebbra nella nostra zona attraverso la cura e soprattutto attraverso l’educazione sanitaria, insegnando che occorre lavarsi bene, con acqua pulita, e che bisogna curare l’alimentazione. A causa dei tempi lunghi della cura, che spesso scoraggiava i malati, abbiamo dovuto anche creare un sistema di fedeltà "a premi" per chi era perseverante. Il rischio infatti è che, delusi dagli scarsi risultati iniziali, si rivolgessero ai guaritori del villaggio, con salassi di denaro e, ovviamente, senza risultati". Nel frattempo altre emergenze venivano alla luce: "In una città abbastanza grande, Dschang, abbiamo trovato una pupponière, una sorta di ricovero per orfanelli la cui madre era morta durante il parto. Capimmo che molte donne morivano, dando alla luce i loro piccoli. Così abbiamo cominciato a fare educazione sanitaria alle donne nei villaggi per prepararle al parto". La ricetta è quella giusta: cura, sì, ma anche, e soprattutto, formazione: "Il segreto per debellare la lebbra, l’Aids ma anche le tanti morti di bambini per una banale diarrea a causa della disidratazione, è stato effettivamente quello dell’educazione sanitaria. Per questo avevamo pensato con il vecchio vescovo di Bafoussam di aprire Radio speranza, un’emittente per la formazione sanitaria e religiosa della popolazione. Vedremo se il Signore sosterrà questo progetto". I lunghi anni non danno tregua alla missionaria. Finanzia la costruzione di scuole, asili, chiese. Aiuta e incoraggia seminaristi e sacerdoti nella loro difficile missione. Non nega mai a nessuno, tanto meno oggi, una cura "volante", un aiuto o un consiglio. Negli anni il Camerun esce dall’emergenza sanitaria, anche con l’aiuto della cooperazione internazionale: "A Bangkoup, un piccolo villaggio nella foresta, ho aperto su richiesta del governo, un grande dispensario di medicine, centro di riferimento per mettere su in ogni villaggio una piccola farmacia e una rete di agenti sanitari locali formati da noi volontari per distribuire i medicinali nei villaggi. Negli anni ho formato 150 sanitari: una rivoluzione del sistema sanitario che ha funzionato, anche se mi è costato un’enorme fatica e molto lavoro".
Nel dicembre 1998 Maria apre un centro sanitario a Baleng, nella periferia di Bafoussam. Un dispensario di medicine, un reparto di maternità per accompagnare le donne al parto, uno per la cura dell’Aids, un laboratorio di analisi per scoprire subito le malattie e alcune casette per ricoverare i malati più gravi, specialmente quelli terminali, ai quali lei, secondo il suo stile, non fa mancare gli ultimi ritrovati della medicina per rendere meno duri gli ultimi giorni di vita: le cure palliative.


L’ultima frontiera: le carceri.


"Dieci anni fa ero incuriosita da quanto mi dicevano sulle prigioni di Bafoussam. Così ho chiesto a un sacerdote dehoniano del comitato Justice et paix, padre Bernard, di visitarle. Volevo rendermi conto di come vivevano i prigionieri. Una volta messi i piedi lì dentro ho avuto subito compassione di questi uomini, ragazzini, donne. "Non posso mica lasciare gente in queste condizioni", mi sono detta, "con la rogna, i capelli lunghi, le pulci, tutto sporco, niente acqua né sapone, né cibo...". Così la donna comincia ad andare con frequenza in carcere per curare i casi più gravi. Ad accompagnarla sempre il solito François, l’anziano ergastolano che lì è un po’ come il capo villaggio, un buon padre di famiglia che conosce tutti. François sa già che finirà lì i suoi giorni: è lui che le indica ogni volta i casi più gravi, come quello di Moussad, un ragazzo di 23 anni sbattuto in galera dopo essere stato beccato con delle armi dalla polizia e "impallinato" dagli agenti, che in casi come questo aprono il fuoco senza farsi grosse domande. Ritrovato tre mesi dopo da Maria in carcere con la gamba ormai in cancrena per assenza di cure, la donna intercede per lui e ottiene di trasportarlo in ospedale per l’amputazione della gamba. Se il ragazzo oggi è vivo, lo deve solo a lei. In pochi anni la missionaria porta un po’ di umanità in carcere: le tubature per l’acqua corrente, il pavimento su tutta la superficie del carcere, la costruzione del "Salon Negretto" per il taglio dei capelli, una refezione quotidiana per i 300 carcerati più deboli, soprattutto i minori e i malati. Da ultimo un progetto di sviluppo agricolo per i minori tirati fuori dal carcere. "I soldi?", chiede lei con noncuranza. "Mi sono sempre arrivati per Provvidenza: al momento del bisogno il Signore non me li ha mai fatti mancare". Da anni è l’Associazione Maria Negretto di Rimini (http://www.associazionemarianegretto.org/) che, con un’encomiabile opera di animazione e sensibilizzazione nel territorio, sostiene le tantissime attività della donna. La domanda è d’obbligo: quale futuro quando lei non ci sarà più? "Agisco da sempre in stretto coordinamento con la diocesi. Gli uomini passano, le opere restano. Ho piena fiducia che quando verrà il momento il Signore attraverso il vescovo continuerà a far sviluppare il piccolo seme gettato da me e dai miei amici di Rimini".

Stefano Stimamiglio

Intervista su: Vita Pastorale - N.1 gennaio 2011